Iniziamo la seconda puntata del post sulla fertirrigazione parlando del PH del substrato nel quale la pianta vegeta, se andiamo a rileggere attentamente quanto detto nella prima parte del post circa il fosforo per esempio:
"Il suo assorbimento è legato al pH del terreno. Con livelli elevati di pH infatti il fosforo forma con il calcio composti come fosfato bicalcico e soprattutto fosfato tricalcico che, essendo insolubili, non permettono alla pianta un'assimilazione adeguata."
Osservate l'immagine seguente che permette di visualizzare la maggiore o minore disponibilita' dei vari nutrienti in funzione del PH del substrato.
Allegato:
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Come possiamo notare esiste un range ottimale di PH per il quale si ha un'assorbimento di quasi tutti i nutrienti nella loro massima disponibilita' per la pianta, dallo schema sembrerebbe che il range ottimale sia da PH 6,25 a PH 6,75 circa.
Passiamo ora a considerare l'aspetto della
salinita' del substrato, la salinita' esprime la quantita' di nutrienti disciolta nel terreno che deve assolutamente rientrare entro certi limiti perche' altrimenti i nutrienti stessi diventano tossici per la pianta.
I fertilizzanti usati in fertirrigazione sono liquidi o solidi ad elevata solubilità.
Nelle zone siccitose, come quelle del Sud Italia e del Sud della Spagna, la salinità costituisce spesso il principale fattore limitante della fertilità dei suoli. In queste zone, l'irrigazione è una pratica indispensabile e le piogge sono troppo scarse perché possano eliminare i sali del terreno, la stessa cosa succede nelle coltivazioni protette in serra. In condizioni di umidità, i sali solubili originariamente presenti nel terreno sono trasportati a livelli inferiori, verso le falde acquifere sotterranee.
La salinità di un terreno può avere tre differenti origini:
- un insediamento salino, vale a dire suoli formati su giacimenti salini, antichi bacini marini, rocce che liberino gran quantità di sali solubili, etc.
- falde freatiche con elevato contenuto in sali che si accumulano nel terreno ogni volta che aumenta il loro livello.
- contenuto salino dell'acqua utilizzata per l'irrigazione, o a causa di un eccessivo ed incontrollato utilizzo di fertilizzanti; questa ultima causa è la più grave e su di essa possiamo esercitare azioni di controllo.
In generale, i fertilizzanti solidi utilizzati in fertirrigazione sono dei sali altamente dissociabili, cioè in soluzione si separano nei corrispondenti cationi ed anioni, (quello che è già successo nei fertilizzanti liquidi), generando un incremento specifico della EC ( ELECTRICAL CONDUCIVITY ) o tradotto in italiano CONDUTTIVITA' ELETTRICA.
Questo implica un aumento della pressione osmotica della soluzione disponibile all'ambiente radicale, che è quello che ostacola l'assorbimento idrico da parte della pianta. In bibliografia si possono trovare delle tavole di sensibilità, tolleranze e resistenze di diverse coltivazioni alla salinità in funzione della EC.
Ricordiamo che non bisogna considerare solo la EC dell'acqua di irrigazione, ma bisogna considerare anche l'incremento di EC dovuto dall'aggiunta dei fertilizzanti. In sintesi, la sensibilità alla salinità di una coltura dipende da numerosi fattori, quali la specie e lo stadio fenologico, la tecnica d'irrigazione, il sistema di coltivazione, la qualità dell'acqua d'irrigazione, il tipo di terreno/substrato, le condizioni climatiche, ecc. Si può considerare come idonea una EC totale massima di 2.000-3.000 µS/cm, con un massimo di incremento di EC dovuto al fertilizzante di 1.000 µS/cm.
Valori di EC
Di seguito si riportano i valori di EC corrispondenti ai principali fertilizzanti maggiormente impiegati in fertirrigazione.
Questi valori sono stati determinati in laboratorio utilizzando acqua pura deionizzata e concentrazioni di fertilizzanti che rispecchiano i reali utilizzi in fertirrigazione.
I valori di EC riportati non possono essere direttamente considerati come aumenti di EC previsti in un determinato intervento irriguo, poiché questi dipendono direttamente da fattori intrinseci legati all'acqua d'irrigazione, dovuto principalmente al tipo di ioni presenti. In ogni caso, questi valori si possono utilizzare in modo orientativo o approssimato e servono per paragonare i livelli di salinità indotti per ogni fertilizzante utilizzato.
Nitrato ammonico Contiene il 34,5% di N. Il contenuto d'azoto è per metà in forma nitrica e per metà in forma ammoniacale. È molto utilizzato in fertirrigazione, tuttavia in idroponica e fuori suolo il suo utilizzo si riduce a dosaggi molto piccoli: questo è dovuto alla fitotossicità dello ione ammonio (NH4+). Questa forma azotata è direttamente assimilabile per la pianta e, al di sopra di 0,5 mM nella soluzione nutritiva, esso può presentare dei problemi di tossicità, per cui in coltivazione idroponica si usa nitrato ammonico solo in particolari situazioni di elevata domanda di azoto. Tuttavia, per la coltivazione in suolo esso è un fertilizzante il cui impiego offre molti vantaggi: ha potere acidificante, la forma ammoniacale è trattenuta dai colloidi del terreno (minimizzando le perdite per lisciviazione) ed è assorbita dalla pianta man mano che lo ione ammonio (NH4+) si trasforma in ione nitrico (NO3-) mediante il processo di nitrificazione realizzato dai batteri nitrificanti.
L'EC di una soluzione di nitrato ammonico di 1 g/l in acqua pura è di 1.710 µS/cm, cioè, provoca aumenti di Ec elevati. Nitrato di calcio Contiene il 15,5% di N e il 26,5% di CaO. È un fertilizzante molto impiegato in fertirrigazione. La somministrazione di quantità di calcio addizionali a quelli presenti nell'acqua di irrigazione risulta a volte vantaggioso rispetto a contenuti eccessivi di sodio, per prevenire la degradazione della struttura del terreno, e di magnesio per prevenire fisiopatie causate da carenze calciche come il blossom-end-rot o marciume apicale nei pomodori, peperoni e meloni, il tip-burn nelle lattughe o il bitter-pit nelle mele. Una piccola parte del contenuto azotato attorno all'1% è in forma ammoniacale e può essere sufficiente per coprire le esigenze in azoto ammoniacale in coltivazioni idroponiche. Il maggiore inconveniente di questo fertilizzante è il suo prezzo.
Una soluzione di 1 g/l presenta una EC di 1.200 µS /cm, mostra livelli medi di incremento di EC. Nitrato di potassio Contiene il 13% di N e il 46% di K2O. Costituisce la fonte potassica più apprezzata e utilizzata in fertirrigazione.
Una soluzione di 1 g/l in acqua pura presenta una Ec 1.300 µS/cm, cioè, mostra incrementi di EC relativamente elevati. Nitrato di magnesio Contiene l'11% di N e il 15,5%MgO. È impiegato solo in casi di potenziale carenza di magnesio.
Una soluzione di 1 g/l presenta una EC di 880 µS/cm, cioè mostra incrementi bassi di EC. Urea Contiene il 46% di N. È il fertilizzante azotato con il maggior titolo, con il 46% di azoto in forma ureica che deve trasformarsi in ione nitrico per essere assorbito dalle piante. L'urea non si impiega in coltivazione idroponica o fuori suolo, ma è utilizzata in fertirrigazione di coltivazioni su suolo, dove si trasforma nella forma nitrica dopo un passo intermedio nella forma ammoniacale. Queste trasformazioni dipendono da molti fattori quali umidità, temperatura, tipo di terreno, contenuto in sostanza organica, ecc..
Durante il suo processo di produzione industriale può restare nel prodotto finale un composto fitotossico denominato biureto. Come norma generale, il biureto deve essere inferiore allo 0.3% per il suo impiego in fertirrigazione.
Dal punto di vista della EC, essendo una forma organica non dissociata in soluzione, non provoca alcun aumento della EC addizionandola all'acqua di irrigazione, ma comunque aumenta la pressione osmotica. Solfato ammonico Contiene il 21% di N e il 60% di SO3. È impiegato in situazioni di potenziale carenza di zolfo, ha potere acidificante ed il suo uso in idroponica o in fuori suolo è molto limitato a causa del problema gia esposto relativo allo ione ammonio.
Una soluzione di 1g/l presenta una EC di 2.000 µS/cm, cioè provoca aumenti di EC eccessivamente elevatiSolfato potassico Contiene il 50-52% di K2O e il 46.5-47.5% di SO3. È il secondo fertilizzante potassico più utilizzato. Il suo impiego viene indicato principalmente per situazioni di carenza potenziale di zolfo o per necessità di apportare potassio senza incrementi nel contenuto in azoto.
Una soluzione di 1g/l mostra una EC di 1.540 µS/cm, per cui provoca aumenti di EC elevatiSolfato di magnesio Contiene il 16% di MgO e il 32% di SO3. È generalmente la fonte di magnesio usata in fertirrigazione quando ci si trova di fronte a situazioni di potenziali carenze magnesiache, poiché si apporta il magnesio necessario senza modificare l'equilibrio NPK.
Una soluzione di 1 g/l ha una EC di 710 µS/cm; è un fertilizzante che provoca incrementi bassi di EC. Fosfato monoammonico Contiene il 12% di N e il 61% di P2O5. È il fertilizzante fosfatico solido più utilizzato in fertirrigazione. In coltivazione idroponica e fuori suolo il suo utilizzo è limitato poiché la totalità del contenuto azotato è in forma ammoniacale.
Una soluzione di 1g/l ha una EC di 800 µS/cm, cioè provoca incrementi bassi di EC. Fosfato monopotassico Contiene il 52% di P2O5 e 3il 4% di K2O. Si tratta di un fertilizzante di eccellenti qualità fisico-chimiche e nutrizionali, ma con un prezzo molto elevato. In idroponica e in fuori suolo può essere utilizzato con acque molto buone, con scarsa presenza di bicarbonati, dove l'impiego di acido fosforico fa scendere il pH fino a valori eccessivamente bassi.
Una soluzione di 1g/l presenta una EC di solo 700 µS/cm. È un fertilizzante che provoca aumenti di EC molto bassi. Termino qui questa seconda fase del post a breve la continuazione.