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fertirrigazione
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MessaggioInviato: martedì 15 gennaio 2013, 23:45 
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Sono stato sfidato a pubblicare un thread sulla fertirrigazione, e ho deciso di iniziare stasera, dico iniziare perche' l'argomento e' vasto e le variabili di cui tener conto sono molte percio' andro' per gradi e diluiro' il post in alcuni spezzoni che verranno publicati a distanza di qualche giorno l'uno dall'altro.

Chiedo scusa se inizialmente diro' delle cose che per alcuni saranno ovvie ma ho deciso di impostare l'argomento come se dovessi parlare a qualcuno completamente a digiuno della materia, coloro che sono gia' avanti non terranno conto delle premesse e andranno direttamente alle conclusioni.

Voglio inoltre avvertire tutti che le mie conoscenze e esperienze sulla fertirrigazione sono tratte da alcune mie conoscenze di chimica inorganica, da articoli e da software trovati su internet e da una modesta dose di c..o, e che non assumo nessuna responsabilita' su risultati eventualmente infausti ( che a me non sono capitati ) della sperimentazione di chi mi leggera', vi pregherei inoltre nel caso che voleste sperimentare le tecniche di fertirrigazione sulle vostre piante, di farlo su piccole porzioni di coltivazione in modo da non mettere in pericolo tutte le piante in caso di errori o incidenti di percorso.

Molti sono gli aspetti da tenere in considerazione nell'approcciarsi alla fertirrigazione, es. il Ph del substrato e dell'acqua, la conoscenza dei componenti minerali necessari, la formulazione adatta alla coltura, la preparazione delle soluzioni, la EC ( conduttivita' elettrica ) delle soluzioni, ecc. ecc. siccome da qualche parte bisogna cominciare iniziero' a postare qualcosa sugli elementi minerali che servono alla pianta per la sua crescita.

Tutti gli elementi minerali inorganici assorbiti subiscono, all'interno della cellula, trasformazioni metaboliche sino a diventare composti organici vegetali che vanno a formare la pianta.
Questo processo fisico-chimico-biologico è chiamato "assimilazione".

AZOTO: N
L'Azoto è il più frequente elemento riscontrabile in natura. Lo troviamo infatti nelle proteine, negli acidi nucleici, negli enzimi e, in definitiva, in tutta un'enormità di composti organici.
Le forme più comuni sono quelle nitrica, ammoniacale, ureica (naturale o di sintesi) e quelle legate agli aminoacidi.
Nel terreno la forma più assorbita è quella nitrica, che risulta in soluzione nell'acqua del terreno. La forma ammoniacale è invece assorbita al complesso di scambio (colloidi argillosi ed organici) ed entra in soluzione seguendo i meccanismi della CSC. L'azoto costituente gli aminoacidi e l'urea può essere assimilato dalle piante anche direttamente, oltre che dopo la mineralizzazione degli elementi.
Nella pratica di concimazione si preferisce in genere la distribuzione di azoto ammoniacale, ureico o organico nelle fasi preliminari della concimazione (es. prima della semina), mentre l'azoto nitrico è maggiormente preferito in copertura.
Le forme ureica e ammoniacale dell'azoto sono particolarmente utili per l'assorbimento fogliare .
Il ruolo agronomico dell'azoto è fondamentale per la sintesi proteica, in quanto l'azoto è un componente essenziale degli aminoacidi.
L'organicazione dell'azoto, cioè il suo passaggio da elemento inerte a materia viva, avviene attraverso la riduzione dei nitrati e la loro trasformazione in composti ammoniacali.
Nella trasformazione da azoto nitrico ad azoto ammoniacale intervengono alcuni enzimi, il primo dei quali è la nitrato riduttasi che è un enzima che contiene molibdeno. L'azoto è elemento plastico per eccellenza che entra nella fisiologia della pianta favorendo la moltiplicazione cellulare e la fotosintesi clorofilliana. Il maggior assorbimento dell'azoto da parte della pianta si verifica nel periodo di maggiore sviluppo vegetativo.
In definitiva la concimazione azotata aumenta la superficie fogliare favorendo in tal modo la fotosintesi con conseguente formazione di zuccheri. Di qui l'incremento produttivo legato alle concimazioni azotate.

FOSFORO: P
È l'elemento dell'energia chimica. Le piante assorbono questo elemento per via radicale nella sua forma ossidata come anione (H2POc o HP04 ).
Il ruolo principale del fosforo negli organismi vegetali è quello di entrare come costituente negli acidi nucleici, nei fosfolipidi e in particolare nell'ATP (adenosintrifosfato) e nelle altre molecole che utilizzano il fosforo per l'accumulazione e il trasferimento dell'energia chimica.
Ecco perché si può dire che il fosforo entra a far parte di tutte le reazioni biochimiche. Come ATP partecipa principalmente alla sintesi degli aminoacidi e alla sintesi proteica, al metabolismo dei carboidrati e a tutti quei processi di costruzione dell'edificio vegetale dove viene richiesta più energia (radicazione, lignificazione, crescita dei giovani tessuti).
Il suo assorbimento è legato al pH del terreno. Con livelli elevati di pH infatti il fosforo forma con il calcio composti come fosfato bicalcico e soprattutto fosfato tricalcico che, essendo insolubili, non permettono alla pianta un'assimilazione adeguata.

POTASSIO: K
Il potassio si trova negli organismi vegetali in elevate quantità, ma non si riscontra come costituente di particolari composti organici.
È invece utilizzato come ione libero ed entra nei processi metabolici, come la sintesi dei carboidrati e Io sviluppo dei tessuti meristematici. Favorisce inoltre la lignificazione e regola l'assorbimento idrico e la traspirazione.
Dal punto di vista agronomico il potassio aumenta la resistenza al freddo e migliora gli aspetti qualitativi della produzione, come colore, sapore, consistenza e conservabilità dei frutti.
Il potassio, al contrario di altri elementi, si trova nel suolo essenzialmente in forma minerale, legato alle argille e agli altri silicati, quindi non completamente utilizzabile per la nutrizione vegetale. li suo assorbimento è legato al complesso di scambio del terreno (vedi 0.8.0.).
Da ciò risulta pertanto utile considerare la somministrazione di potassio alle colture.

CALCIO: Ca
Il calcio è riscontrabile nei terreni agrari in forma di carbonati, solfati e silicati.
li contenuto di calcio è molto variabile, tanto che si possono riscontrare dotazioni più o meno elevate.
Sulla vita delle piante influisce la presenza del calcare (formazioni di carbonato di calcio) sia esso totale che nella sua forma più fine detta "calcare attivo".
Quest'ultima frazione esercita un'influenza decisiva sul pH del terreno elevandolo; influenzando così la disponibilità di vari elementi come ferro, fosforo, boro.
Il calcio svolge un ruolo fondamentale per il controllo della stabilità di struttura del terreno, in quanto si lega ai colloidi argillosi e alla sostanza organica favorendo la formazione di colloidi umo-argillosi.
Nei tessuti vegetali il calcio, legandosi alle sostanze pectiche, svolge una funzione di induzione di resistenza esercitando un ruolo di legante nella amelIa mediana delle membrane cellulari vegetali. Conferisce inoltre ai tessuti maggiore resistenza meccanica delle pareti, fattore molto importante nei frutti perché li rende meno suscettibili alle manipolazioni.

MAGNESIO: Mg
Il magnesio è un componente fondamentale della molecola della clorofilla e di altri composti metallo-organici. Svolge perciò un'importante funzione nella fotosintesi dorofilliana.
Il magnesio è presente nella fitina, nelle sostanze pectìche e in altri composti organici. Svolge inoltre il ruolo di attivatore per molti sistemi enzimatici come l'ATP.
Il magnesio viene accumulato dalle piante principalmente nei tessuti di riserva.
Come gli altri cationi il suo assorbimento è dovuto al complesso di scambio e quindi alla capacità di scambio cationico ed è anche regolato dal suo rapporto equilibrato con il potassio.

ZOLFO: S
Lo zolfo si trova nelle piante come costituente di alcuni importanti aminoacidi (cistina, cisteina, metionina) che a loro volta costituiscono le proteine. Entra inoltre a far parte di altri importanti componenti come i coenzimi e le vitamine, i glucosidi solforati nelle crucifere e i composti solforati presenti in aglio e cipolla.
L'importanza dello zolfo è quindi legata sia alla sintesi proteica che alla fotosintesi clorofilliana.
Nel terreno lo zolfo è un componente essenziale per la flora batterica e si trova infatti presente in buona quantità nella parte organica del terreno.

BORO: B
Il boro si trova nel terreno come costituente di silicati, acido borico, ione borato. Quest'ultimo presenta cariche negative e può legarsi sia a composti organici sia inorganici.
Viene dilavato in terreni dalla consistenza leggera, mentre nei terreni argillosi il movimento è praticamente nullo. Il boro solubile in acqua è quasi sempre concentrato negli strati superficiali dei terreni ben drenati, dove è strettamente legato alla materia organica.
Ciò ha conseguenze pratiche molto importanti nei periodi secchi, quando l'attività delle radici negli strati superficiali del terreno è inibita e la pianta è incapace di assorbire il boro degli strati più profondi.
Per questo motivo la carenza di boro è maggiore nei periodi di siccità e nei periodi immediatamente successivi.
Nei vegetali l'elemento svolge l'insostituibile ruolo di promuovere il movimento degli zuccheri nei tessuti e partecipa alloro metabolismo con la sintesi del saccarosio e dell'amido.
Il boro è inoltre importantissimo nello sviluppo dei tessuti meristematidi; favorisce lo sviluppo del granulo pollinico, l'allegagione dei fiori, la divisione cellulare e la sintesi proteica.

MANGANESE: Mn
Il manganese interviene nei processi di sintesi degli aminoacidi e dei peptidi ed in numerose reazioni enzimatiche, risultando importante per il metabolismo vegetale. Casi di carenza di manganese si verificano generalmente nei terreni alcalini, specie con basse temperature ed elevate precipitazioni. Anche le alte concentrazioni di rame, zinco e ferro nel terreno possono dare origine a deficienze di manganese.
L'elemento si trova in buona quantità nei vegetali. Nel terreno si presenta sotto forma di ossidi, carbonati, fosfati ed anche silicati. Si trova legato alla sostanza organica nei composti umici e nei colloidi argillosi.
La sua funzione primaria è legata alla formazione della clorofilla e alla fotosintesi clorofilliana, nella quale il manganese funziona da trasportatore di elettroni, variando il suo stato ossidativo (Mn++< - > Mn+++). E inoltre presente in diversi enzimi. Nei sudi acidi l'elemento può venire dilavato, specialmente se la sostanza organica è ridotta. Esso può portare a fenomeni di carenza indotta nei confronti del ferro che viene ossidato.

ZINCO: Zn
Lo zinco è normalmente presente nel terreno, ma è molto mobile e facilmente scambiabile.
Può essere assorbito dalle piante solo in terreni a pH tendenzialmente acido e non in quelli alcalini. E un elemento indispensabile ed essenziale nella mobilizzazione degli ormoni di crescita, in quanto attiva gli enzimi delle proteine inoltre influenza la formazione dell'amido e la maturazione dei semi.
La carenza di zinco si manifesta con andamento acropeto (dal basso verso l'alto) poiché trasmigra facilmente dalle foglie vecchie a quelle giovani.
Sebbene la sua azione non sia del tutto chiarita è noto come la carenza ditale elemento causa la mancata sintesi delle auxine. In particolare lo zinco avrebbe il ruolo di precursore della sintesi del triptofano, a sua volta precursore dell'acido indolacefico, auxina fondamentale nel metabolismo vegetale.
Lo zinco svolge quindi importanti funzioni nella germinazione, interviene nella sintesi dei pigmenti e quindi presenta un'azione fondamentale nella colorazione dei frutti. Questo effetto, in particolare, è legato al coinvolgimento dell'elemento nei processi respiratori della pianta e nella produzione di zuccheri.
E necessario pertanto alla formazione di amidi e al giusto sviluppo delle radici.

RAME: Cu
È presente in maggiori o minori quantità in tutti i terreni.
Nella pianta si trova nelle parti vitali (foglie, gemme, embrioni, semi) e negli organi in via di accrescimento. Si trova anche in combinazione organica, legato alle proteine. Il rame svolge importanti funzioni legandosi a particolari proteine (citocromi) nella sintesi di alcuni pigmenti e nel metabolismo dei carboidrati.
Svolge inoltre la sua funzione come co-enzima in molti sistemi enzimatici, come la tirosinasi, l'ossidasi dell'acido ascorbico e del citocromo, sostanze interessate nel passaggio da aminoacidi a proteine (sintesi proteica).
Le piante possono assimilare il rame sia sotto forma di chelato sia sotto forma di iene. La forma chelata da composti organici risulta particolarmente importante come forma di assorbimento.
La carenza di rame può verificarsi quando risulta eccessivo I'apporto di fosforo, che si lega ad esso formando composti insolubili.

MOLIBDENO: Mo
È l'elemento essenziale richiesto in minore quantità dalla pianta, ma è di estrema importanza per il ruolo che riveste nel metabolismo vegetale, specie nei processi biologici di azotofissazione nelle leguminose.
Il molibdeno è antagonista del ferro, del boro e del calcio. Entra a far parte di alcuni sistemi enzimatici che catalizzano reazioni importanti di assorbimento dell'azoto, come la nitrogenasi e la nitrato riduttasi, nei quali agisce come trasportatore di elettroni.

COBALTO: Co
Pur essendo un elemento non assolutamente essenziale, poiché non si riscontra sempre nei tessuti di tutte le piante, il cobalto merita tuttavia di essere preso brevemente in considerazione per la sua importanza nella dieta dei ruminanti e per la sua presenza nella Vitamina B,2.
Al pari del molibdeno attiva i processi di fissazione dell'azoto atmosferico da parte dei Rhizobium Ieguminosarum.
In assenza di cobalto, i tubercoli radicali hanno sviluppo stentato. La fisiopatia che si origina per carenza di cobalto si evidenzia con clorosi fogliare e limitato sviluppo vegetativo.

FERRO: Fe
li ferro si riscontra in quantità più o meno abbondante in quasi tutti i terreni sotto forma di silicato, sequiossido, fosfato.
Meno abbondante, invece, si trova nelle piante, malgrado le sue importanti funzioni sul metabolismo vegetale, ad iniziare da quella catalitica nella fotosintesi clorofilliana, per finire ai processi di ossido riduzione e di respirazione.
È inoltre nota anche la sua funzione nella sintesi proteica.
Fenomeni carenziali nella vegetazione non si verificano solo nel caso, pure a volte riscontrabile, di una mancanza dell'elemento nel terreno. Sulla carenza influisce infatti la reazione chimica del terreno. Se il pH è elevato il ferro precipita come ossido, mentre il pH acido aumenta la frazione solubile.
La presenza di cationi bivalenti come calcio, magnesio, zinco, rame e una troppo elevata presenza di fosforo causano l'insolubilizzazione del ferro.
La carenza di ferro provoca la "clorosi ferrica", fisiopatia che provocando disfunzioni a livello fogliare limita gravemente la fotosintesi, e degrada i tessuti vegetali

Alla prossima puntata parleremo di PH, di CE, e cominceremo a parlare di analisi terra e acqua.

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 0:26 
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Grazie Renato (grazie) , molto interessante e ben spiegato (pollice) aspetto il seguito :)

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Alla fine troverai non chi stavi cercando, ma chi stava cercando te." ("Farfalle" di Mario Quintana)


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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 0:39 
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Grande Renato (clapping) aspettavo molto questo topic, mica mi ricordo come si usa il solnutri :D . Attendo con impazienza il seguito di questo interessantissimo post (grazie)

Roberto

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 8:53 
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mitico Renatone!
aspetto proprio di leggere il seguito ;)

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 8:59 
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Complimenti Renato, Topic davvero interessante e pieno di notizie utili.

Come gli altri attendo con ansia ulteriori info (book) (book)

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 11:06 
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Proprio un bel lavoro Renato, attendiamo con ansia il seguito (clapping)


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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 14:46 
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wow, grande Renato!!! (clapping)
veramente interessante ed utile, mi unisco al coro dei "vogliosi" per la seconda puntata (happy)

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: mercoledì 16 gennaio 2013, 22:59 
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Iniziamo la seconda puntata del post sulla fertirrigazione parlando del PH del substrato nel quale la pianta vegeta, se andiamo a rileggere attentamente quanto detto nella prima parte del post circa il fosforo per esempio:
"Il suo assorbimento è legato al pH del terreno. Con livelli elevati di pH infatti il fosforo forma con il calcio composti come fosfato bicalcico e soprattutto fosfato tricalcico che, essendo insolubili, non permettono alla pianta un'assimilazione adeguata."
Osservate l'immagine seguente che permette di visualizzare la maggiore o minore disponibilita' dei vari nutrienti in funzione del PH del substrato.

Allegato:
acidita'.jpg
acidita'.jpg [ 107.95 KiB | Osservato 7627 volte ]


Come possiamo notare esiste un range ottimale di PH per il quale si ha un'assorbimento di quasi tutti i nutrienti nella loro massima disponibilita' per la pianta, dallo schema sembrerebbe che il range ottimale sia da PH 6,25 a PH 6,75 circa.

Passiamo ora a considerare l'aspetto della salinita' del substrato, la salinita' esprime la quantita' di nutrienti disciolta nel terreno che deve assolutamente rientrare entro certi limiti perche' altrimenti i nutrienti stessi diventano tossici per la pianta.

I fertilizzanti usati in fertirrigazione sono liquidi o solidi ad elevata solubilità.
Nelle zone siccitose, come quelle del Sud Italia e del Sud della Spagna, la salinità costituisce spesso il principale fattore limitante della fertilità dei suoli. In queste zone, l'irrigazione è una pratica indispensabile e le piogge sono troppo scarse perché possano eliminare i sali del terreno, la stessa cosa succede nelle coltivazioni protette in serra. In condizioni di umidità, i sali solubili originariamente presenti nel terreno sono trasportati a livelli inferiori, verso le falde acquifere sotterranee.
La salinità di un terreno può avere tre differenti origini:
- un insediamento salino, vale a dire suoli formati su giacimenti salini, antichi bacini marini, rocce che liberino gran quantità di sali solubili, etc.
- falde freatiche con elevato contenuto in sali che si accumulano nel terreno ogni volta che aumenta il loro livello.
- contenuto salino dell'acqua utilizzata per l'irrigazione, o a causa di un eccessivo ed incontrollato utilizzo di fertilizzanti; questa ultima causa è la più grave e su di essa possiamo esercitare azioni di controllo.
In generale, i fertilizzanti solidi utilizzati in fertirrigazione sono dei sali altamente dissociabili, cioè in soluzione si separano nei corrispondenti cationi ed anioni, (quello che è già successo nei fertilizzanti liquidi), generando un incremento specifico della EC ( ELECTRICAL CONDUCIVITY ) o tradotto in italiano CONDUTTIVITA' ELETTRICA.
Questo implica un aumento della pressione osmotica della soluzione disponibile all'ambiente radicale, che è quello che ostacola l'assorbimento idrico da parte della pianta. In bibliografia si possono trovare delle tavole di sensibilità, tolleranze e resistenze di diverse coltivazioni alla salinità in funzione della EC.
Ricordiamo che non bisogna considerare solo la EC dell'acqua di irrigazione, ma bisogna considerare anche l'incremento di EC dovuto dall'aggiunta dei fertilizzanti. In sintesi, la sensibilità alla salinità di una coltura dipende da numerosi fattori, quali la specie e lo stadio fenologico, la tecnica d'irrigazione, il sistema di coltivazione, la qualità dell'acqua d'irrigazione, il tipo di terreno/substrato, le condizioni climatiche, ecc. Si può considerare come idonea una EC totale massima di 2.000-3.000 µS/cm, con un massimo di incremento di EC dovuto al fertilizzante di 1.000 µS/cm.
Valori di EC
Di seguito si riportano i valori di EC corrispondenti ai principali fertilizzanti maggiormente impiegati in fertirrigazione.
Questi valori sono stati determinati in laboratorio utilizzando acqua pura deionizzata e concentrazioni di fertilizzanti che rispecchiano i reali utilizzi in fertirrigazione.
I valori di EC riportati non possono essere direttamente considerati come aumenti di EC previsti in un determinato intervento irriguo, poiché questi dipendono direttamente da fattori intrinseci legati all'acqua d'irrigazione, dovuto principalmente al tipo di ioni presenti. In ogni caso, questi valori si possono utilizzare in modo orientativo o approssimato e servono per paragonare i livelli di salinità indotti per ogni fertilizzante utilizzato.

Nitrato ammonico
Contiene il 34,5% di N. Il contenuto d'azoto è per metà in forma nitrica e per metà in forma ammoniacale. È molto utilizzato in fertirrigazione, tuttavia in idroponica e fuori suolo il suo utilizzo si riduce a dosaggi molto piccoli: questo è dovuto alla fitotossicità dello ione ammonio (NH4+). Questa forma azotata è direttamente assimilabile per la pianta e, al di sopra di 0,5 mM nella soluzione nutritiva, esso può presentare dei problemi di tossicità, per cui in coltivazione idroponica si usa nitrato ammonico solo in particolari situazioni di elevata domanda di azoto. Tuttavia, per la coltivazione in suolo esso è un fertilizzante il cui impiego offre molti vantaggi: ha potere acidificante, la forma ammoniacale è trattenuta dai colloidi del terreno (minimizzando le perdite per lisciviazione) ed è assorbita dalla pianta man mano che lo ione ammonio (NH4+) si trasforma in ione nitrico (NO3-) mediante il processo di nitrificazione realizzato dai batteri nitrificanti. L'EC di una soluzione di nitrato ammonico di 1 g/l in acqua pura è di 1.710 µS/cm, cioè, provoca aumenti di Ec elevati.

Nitrato di calcio
Contiene il 15,5% di N e il 26,5% di CaO. È un fertilizzante molto impiegato in fertirrigazione. La somministrazione di quantità di calcio addizionali a quelli presenti nell'acqua di irrigazione risulta a volte vantaggioso rispetto a contenuti eccessivi di sodio, per prevenire la degradazione della struttura del terreno, e di magnesio per prevenire fisiopatie causate da carenze calciche come il blossom-end-rot o marciume apicale nei pomodori, peperoni e meloni, il tip-burn nelle lattughe o il bitter-pit nelle mele. Una piccola parte del contenuto azotato attorno all'1% è in forma ammoniacale e può essere sufficiente per coprire le esigenze in azoto ammoniacale in coltivazioni idroponiche. Il maggiore inconveniente di questo fertilizzante è il suo prezzo. Una soluzione di 1 g/l presenta una EC di 1.200 µS /cm, mostra livelli medi di incremento di EC.

Nitrato di potassio
Contiene il 13% di N e il 46% di K2O. Costituisce la fonte potassica più apprezzata e utilizzata in fertirrigazione. Una soluzione di 1 g/l in acqua pura presenta una Ec 1.300 µS/cm, cioè, mostra incrementi di EC relativamente elevati.

Nitrato di magnesio
Contiene l'11% di N e il 15,5%MgO. È impiegato solo in casi di potenziale carenza di magnesio. Una soluzione di 1 g/l presenta una EC di 880 µS/cm, cioè mostra incrementi bassi di EC.

Urea
Contiene il 46% di N. È il fertilizzante azotato con il maggior titolo, con il 46% di azoto in forma ureica che deve trasformarsi in ione nitrico per essere assorbito dalle piante. L'urea non si impiega in coltivazione idroponica o fuori suolo, ma è utilizzata in fertirrigazione di coltivazioni su suolo, dove si trasforma nella forma nitrica dopo un passo intermedio nella forma ammoniacale. Queste trasformazioni dipendono da molti fattori quali umidità, temperatura, tipo di terreno, contenuto in sostanza organica, ecc..
Durante il suo processo di produzione industriale può restare nel prodotto finale un composto fitotossico denominato biureto. Come norma generale, il biureto deve essere inferiore allo 0.3% per il suo impiego in fertirrigazione. Dal punto di vista della EC, essendo una forma organica non dissociata in soluzione, non provoca alcun aumento della EC addizionandola all'acqua di irrigazione, ma comunque aumenta la pressione osmotica.

Solfato ammonico
Contiene il 21% di N e il 60% di SO3. È impiegato in situazioni di potenziale carenza di zolfo, ha potere acidificante ed il suo uso in idroponica o in fuori suolo è molto limitato a causa del problema gia esposto relativo allo ione ammonio. Una soluzione di 1g/l presenta una EC di 2.000 µS/cm, cioè provoca aumenti di EC eccessivamente elevati

Solfato potassico
Contiene il 50-52% di K2O e il 46.5-47.5% di SO3. È il secondo fertilizzante potassico più utilizzato. Il suo impiego viene indicato principalmente per situazioni di carenza potenziale di zolfo o per necessità di apportare potassio senza incrementi nel contenuto in azoto. Una soluzione di 1g/l mostra una EC di 1.540 µS/cm, per cui provoca aumenti di EC elevati

Solfato di magnesio
Contiene il 16% di MgO e il 32% di SO3. È generalmente la fonte di magnesio usata in fertirrigazione quando ci si trova di fronte a situazioni di potenziali carenze magnesiache, poiché si apporta il magnesio necessario senza modificare l'equilibrio NPK. Una soluzione di 1 g/l ha una EC di 710 µS/cm; è un fertilizzante che provoca incrementi bassi di EC.

Fosfato monoammonico
Contiene il 12% di N e il 61% di P2O5. È il fertilizzante fosfatico solido più utilizzato in fertirrigazione. In coltivazione idroponica e fuori suolo il suo utilizzo è limitato poiché la totalità del contenuto azotato è in forma ammoniacale. Una soluzione di 1g/l ha una EC di 800 µS/cm, cioè provoca incrementi bassi di EC.

Fosfato monopotassico
Contiene il 52% di P2O5 e 3il 4% di K2O. Si tratta di un fertilizzante di eccellenti qualità fisico-chimiche e nutrizionali, ma con un prezzo molto elevato. In idroponica e in fuori suolo può essere utilizzato con acque molto buone, con scarsa presenza di bicarbonati, dove l'impiego di acido fosforico fa scendere il pH fino a valori eccessivamente bassi. Una soluzione di 1g/l presenta una EC di solo 700 µS/cm. È un fertilizzante che provoca aumenti di EC molto bassi.

Termino qui questa seconda fase del post a breve la continuazione.

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: giovedì 17 gennaio 2013, 8:40 
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Ottimo lavoro Renato. (clapping)

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Re: fertirrigazione
MessaggioInviato: giovedì 17 gennaio 2013, 19:54 
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L'argomento si fa sempre più interessante, anche perchè lo stai esponendo molto bene e le cose tecniche per chi non ha delle basi in materia a volte sono dure da capire, grazie Renato (pollice)

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